Sapevi che per accendere una lampadina usiamo lo stesso identico sistema che era stato impiegato da Thomas Edison per accendere il suo primo esemplare verso la fine del 1800? In quegli anni si andava in giro a cavallo! Cosa ne sapevano di domotica
Prova a pensare a quanti passi avanti hanno fatto tutte le tecnologie, solo negli ultimi vent’anni, non serve che te lo dica io… Ma noi no! Noi imperterriti accendiamo la luce di casa come si faceva il secolo scorso. Pensi durerà ancora molto?
Io non credo, la casa domotica, sarà la naturale evoluzione smart a cui assisteremo nei prossimi anni. Gli impianti di casa sono uno dei pochi aspetti che l’ondata tecnologica digitale per il momento deve ancora investire in maniera massiva, come ha fatto per altre tecnologie come cellulari, automobili, PC, ecc…
Gettarsi a capofitto in una nuova tecnologia si sa, può creare dei timori e delle perplessità. Ecco che con questo articolo (e tutta la serie formativa dedicata alla domotica) partiremo dalle basi fino ad addentrarci nei meandri digitali della tecnologia che di certo toccherà più da vicino il modo di abitare e di vivere la propria casa
Qual’è il principio di funzionamento che sta alle basi della domotica?
Per comprendere come funziona la domotica prenderemo ad esempio il caso più semplice, ovvero il sistema di comando di una lampada (o di un gruppo di lampade).
In un impianto di tipo tradizionale, il comando di una lampada viene effettuato tramite un interruttore di tipo elettromeccanico che, manovrato dall’utente, agisce direttamente sul circuito elettrico che porta l’alimentazione elettrica alla lampadina, aprendo o chiudendo il circuito per consentirne lo spegnimento o l’accensione.
In una casa domotica le cose funzionano diversamente, dobbiamo modificare il nostro approccio di tipo puramente ‘elettrotecnico’ ed iniziare a ragionare in termini più propriamente informatici.
Ragionare da informatici, in ambito domotico, vuol dire pensare all’impianto elettrico come un sistema flessibile e strutturato, composto da ingressi ed uscite messi opportunamente in comunicazione tra loro e gestiti tramite logiche programmabili.
Nell’esempio in questione l’ingresso sarà il dispositivo di comando (normalmente un pulsante) e l’uscita (attuatore) il dispositivo che permette di aprire e chiudere il circuito di alimentazione della lampada.
Questi due componenti riescono ad interagire tramite un sistema di comunicazione, che può essere di tipo cablato (cavo bus) o wireless e funzionare secondo le logiche prestabilite per cui sono stati configurati.
Quindi ogni pressione del pulsante invierà sul bus (o sul sistema di comunicazione) un ‘messaggio’ indirizzato all’attuatore di competenza con le istruzioni sul da farsi; ‘accendi la luce’ o ‘spegni la luce’ e questo agirà di conseguenza.
Questo della lampada è un esempio banale, per comprendere a pieno come funziona una casa domotica è necessario scalare il concetto ed applicarlo in situazioni più complesse.
Un esempio pratico. La domotica in un impianto di illuminazione, per una casa di cinque locali.
Proviamo ad applicare il concetto appena visto ad un caso più specifico; ragioniamo su come si potrebbe comandare l’impianto di illuminazione in una casa domotica.
Immaginiamo ora di avere un abitazione di cinque locali, all’interno di ciascuno dei quali siano installati i corpi illuminanti indicati nell’immagine seguente (per un totale di 10 punti luce).
Aggiungendo allo schema i normali interruttori di un ipotetico sistema tradizionale, abbiamo i dispositivi rappresentati di seguito (interruttori, deviatori, pulsanti, ecc…). Ogni numero presente vicino all’interruttore corrisponde alla lampada di riferimento su cui è stato collegato.
Abbiamo quindi dei cablaggi fisici che partendo dal centralino elettrico arriveranno agli interruttori di comando e da questi alla lampada di pertinenza.
In una casa domotica le cose funzionano diversamente, come possiamo vedere nell’immagine seguente, i dispositivi di comando sono tutti interconnessi l’uno dopo l’altro tramite il cavo BUS (ma potrebbero essere anche wireless), mentre ciascun punto luce è cablato sul dispositivo di uscita (attuatore) che per semplicità abbiamo rappresentato all’interno del centralino elettrico (ma potrebbe essere di tipo incorporato nei pulsanti).
Collegando l’impianto di illuminazione in questo modo andiamo a costruire un piccolo sistema composto da 17 ingressi (pulsanti) e 10 uscite (lampade). La pressione di ciascun pulsante permetterà di accendere o spegnere la lampada collega all’uscita pertinenza.
A questo punto ti starai domandando… ‘perché devo complicarmi la vita con cavo bus, attuatori e protocolli, quando comando le luci alla stessa maniera di prima?!’… Calmo! Ora viene il bello!
Casa Domotica e funzioni base
Con un impianto domotico, possiamo fare tutto quello che ci viene in mente! Vediamo qualche esempio.
Aggiungiamo un pulsante vicino alla porta di ingresso e gli assegnamo la funzione di spegni tutto. Uscendo da casa con un semplice ‘click’ spegneremo tutte le luci senza preoccuparci di aver lasciato qualcosa acceso.
Ora togliamo tutti i pulsanti che abbiamo messo in ogni locale per accendere la luce del corridoio e mettiamo un bel rilevatore di movimento (magari di quelli più evoluti con sensore di luminosità integrato) in grado di accendere la luce solamente quando serve. Bella comodità no?
Perchè non impostare un programma di accensione random (quando sono fuori casa) per simulare la presenza di occupanti e scoraggiare eventuali ladri? Niente di più facile
Quelle indicate in questi tre semplici punti sono solo delle funzioni base, il piatto forte di una casa domotica arriva quando si va ad integrare impianti di tipologia diversa (allarme, videosorveglianza, climatizzazione, gestione allarmi, ecc..) in un unico sistema intelligente ed intercomunicante in grado di essere comandato e gestito anche da remoto.
Le funzioni evolute di un impianto domotico saranno oggetto di un articolo dedicato nel quale approfondiremo per bene queste tematiche, per il momento era fondamentale farti capire in che termini bisogna ragionare.
Ragionando in termini di ‘ingresso – uscita’ è facile capire che le applicazioni sono pressoché infinite e possono essere programmate e modificate a piacimento nel corso del tempo, garantendo un livello di personalizzazione e flessibilità estremamente efficace.
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